venerdì 29 ottobre 2010

“Monte Grappa tu sei la mia patria …”

In questa canzone viene racchiusa la storia di chi ha combattuto tra queste montagne: un monte che rappresenta la patria!




Dopo la Battaglia di Caporetto, 27 ottobre 1917, la IV armata italiana posizionò la prima linea sul Monte Grappa, con sbarramento del settore montano orientale tra il Canale del Brenta e il Piave. Gli austro-ungarici puntavano alla conquista del Monte Grappa, che avrebbe consentito l’accesso alla pianura veneta per colpire alle spalle la III Armata tra il Montello ed Eraclea ed isolare la I Armata sull’Altopiano dei Sette Comuni (Asiago ecc.). I soldati italiani avevano il compito di contrastare il nemico ed arrivarono ad arrestarlo e respingerlo per sempre nel 1918 con durissime battaglie eseguite tra queste montagne.
Tutt’oggi il Monte Grappa è un luogo frequentato da moltissimi Alpini, e non solo, provenienti da tutta Italia per onorare il Sacrario costruito nel 1935 in onore di tutti i caduti sia Italiani che austro-ungarici. Sono presenti ancora le trincee e gli appostamenti costruiti durante il conflitto.





Ma il Monte Grappa non è solo luogo di ricordi bellici. Sono numerose le testimonianze della vita di montagna rappresentate dagli alpeggi, con malghe ancora attive. Si possono trovare tracce di insediamenti antichissimi o ammirare fiori di rara bellezza. Nella stagione invernale la neve trasforma il territorio e mette in risalto particolari inaspettati.

Sono tante le escursioni che ho fatto sul Monte Grappa in quanto è a un passo da casa mia e la cima è alta solo 1775m, quindi si può girare anche in giornata. Le scarpinate principali sono due e consistono nel totale attraversamento del Massiccio da Ovest ad Est e da Nord a Sud.
Il percorso della prima traversata, fatta il 18-19 giugno, è stato spezzato in due giorni con il mio compagno di avventura Luciano nonché mio padre; partenza dalla Valle S. Felicita (266m) (Romano d’Ezzelino), passando per Campo Croce e arrivati in Cima Grappa ci siamo accampati in prossimità della cima. Il giorno seguente saliamo sulle creste di Col dell’Orso e infine siamo scesi alla Valle di Schievenin.
18 giugno 2010
Ci alziamo la mattina tardi sapendo che dovevamo restare fuori due giorni quindi verso le 10:00 partiamo da Valle S. Felicita risalendola tutta quanta attraversando un fitto bosco di faggi tramite un’ ampia mulattiera con la presenza di qualche daino che sbuca dalla fitta vegetazione. Dopo circa 3 ore il bosco scompare e il paesaggio cambia completamente, siamo a quota 1200 m e qui cominciano le malghe con ampi prati verdeggianti e innumerevoli mandrie di mucche e cavalli che pascolano fino a quota 1600m. A 5 ore dalla partenza troviamo uno spiazzo per posizionare la tenda e siamo in vista della cima; il tempo si fa minaccioso quindi ci affrettiamo a sistemarci, giusto in tempo!! Smette di piovere e approfittiamo della luce del giorno per fare due passi e qualche foto, all’improvviso viene fuori un arcobaleno stupendo, le nuvole coprono completamente tutta la pianura veneta e il sole crea degli effetti di luce unici.
19 giugno
La notte passa tranquilla e il mattino seguente ci svegliamo con i raggi di sole che passano tra le nuvole basse creando un effetto tipo faro. Prepariamo gli zaini e ci rechiamo al rif. di Bassano, beviamo un caffè, telefoniamo a casa e prendiamo la strada della discesa. Mentre siamo sul sentiero per percorrere la cresta di Col dell’Orso, sbucano fuori 3 camosci e riusciamo a fotografarli, sono molto curiosi e la nostra presenza non li disturba affatto, con 4 salti scendono a valle in modo da non vederli più. Con tanta soddisfazione continuiamo il nostro percorso tra saliscendi in cresta dove si intravede Valle S. Liberale e Pian dea Bala; le nuvole si abbassano, tanto da farci perdere il sentiero, per fortuna una soffiata di vento ci apre la visuale e ci rendiamo conto dell’errore, per rimediare ci tocca risalire in cresta. Ci ricongiungiamo al sentiero e per nostra sfortuna comincia a piovere, indossiamo l’occorrente cercando di raggiungere al più presto possibile il bosco per ripararci dalla pioggia, che ci portiamo fino a Valle Schievenin.
Con questa traversata ho scoperto angoli di questo Massiccio che non conoscevo in quanto sono poco frequentati e devo dire che non mi ha proprio deluso, anzi; mi ha colpito molto la solitudine e il senso di pace che sono stati molto graditi, in più ho avuto modo di percorrere gli stessi passi dei soldati, che hanno combattuto per la nostra patria versando sangue su queste montagne, passando tra le trincee e gli appostamenti da loro costruiti.
Il video è una raccolta delle fotografie più belle per mostrare i particolari di questa montagna.

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